Resistenza fiorentina

Le azioni della Resistenza italiana si svolgono in un periodo compreso tra l'8 settembre 1943, giorno dell’annuncio dell’armistizio con gli Alleati e il 25 aprile 1945, giorno della Liberazione dall'occupazione nazifascista

Alla data dell'8 settembre 1943, l'Italia ha vissuto 21 anni di regime fascista in cui gli oppositori sono stati controllati, schedati, incarcerati, confinati e uccisi, uno tra tutti il deputato socialista Giacomo Matteotti nel 1924, dopo la sua denuncia delle violenze e dei brogli elettorali nelle elezioni di quell'anno.
Il 10 giugno 1940 l'Italia entra in guerra a fianco della Germania di Hitler, culmine di una precedente stagione di conflitti e aggressioni militari.
Il 25 luglio 1943 il governo Mussolini cade a seguito dell'Ordine del giorno Grandi, votato dalla maggioranza dei componenti del Gran Consiglio del Fascismo e della scelta del Re.
Il Duce è arrestato e rinchiuso in vari luoghi, tra i quali l'isola di Ponza, della Maddalena, e infine a Campo Imperatore sul Gran Sasso, luogo ritenuto inaccessibile.

L'8 settembre 1943 il maresciallo Pietro Badoglio, nuovo capo del governo italiano, nominato dal Re Vittorio Emanuele III, annuncia la firma dell'armistizio con gli Alleati e la resa incondizionata dell'Italia.
Subito dopo il Re e tutto il governo fuggono verso Sud, lasciando indifeso il territorio italiano dall'occupazione tedesca.
Il 12 settembre 1943, nella cosiddetta “Operazione quercia”, i paracadutisti tedeschi della 2° divisione Fallschirmjager, liberano Mussolini dalla prigionia sul Gran Sasso mentre gli Alleati sono appena sbarcati a Salerno.
Mussolini è portato nel nord Italia e fonda la Repubblica Sociale Italiana (RSI), uno stato fantoccio nelle mani di Hitler.
L'Italia, dall'inizio dell'ottobre 1943, è così spaccata in due dalla linea Gustav, fortificata dalla TODT (l’organizzazione che si occupa della costruzione delle fortificazioni e delle infrastrutture per la Wehrmacht), che va da Ortona a Cassino lungo il confine Lazio e Campania. A sud l'Italia è libera con gli Alleati e il governo del Re, che in ottobre dichiara guerra alla Germania schierandosi come cobelligerante al fianco degli angloamericani. A nord è nelle mani dei tedeschi e della Repubblica Sociale Italiana.

La Resistenza è l’insieme delle scelte di coloro che si oppongono alla guerra e ai regimi nazista e fascista che la sostengono. Gli italiani di ogni fede politica, età e provenienza sociale si organizzano. Venti mesi drammatici fatti di violenza, di morte, di coraggio. Resistono alle prevaricazioni fasciste, alle torture, alle deportazioni e alle razzie contro la popolazione ebraica, alla fame causata dalla guerra, alla paura dei bombardamenti alleati, ai bandi di reclutamento della RSI, a cui sono chiamati i più giovani, al lavoro coatto per la TODT.

Molti lo fanno in clandestinità, organizzandosi in brigate partigiane con la lotta in montagna o con i Gruppi di Azione Patriottica in città, mentre l’esercito Alleato risale la penisola.

La Resistenza non è solo armata ma è anche quella di funzionari e impiegati che, pur rimanendo al loro posto di lavoro, resistono e proteggono gli antifascisti, passando informazioni e salvandoli, come il direttore delle carceri fiorentine Giovanni Battista Mazzarisi.

I gesti di opposizione sono anche i più semplici, come il girarsi dall'altra parte senza denunciare un'azione di resistenza. Gli operai italiani del nord e del centro Italia, in pieno territorio occupato, sono capaci di mobilitarsi con gli scioperi del marzo 1944.

Un grandioso atto di disobbedienza civile, che blocca la produzione, ormai nelle mani tedesche, e salda il legame con la Resistenza. Protagoniste anche le operaie, fra tutte, le sigaraie della Manifattura Tabacchi.

L'11 agosto 1944 è il giorno dell'insurrezione di Firenze ma prima d'allora quali sono le formazioni partigiane e dove operano?


La lotta partigiana si svolge in montagna (monte Morello, monte Giovi, Pratomagno) e in città.

In montagna operano le brigate partigiane di varia ispirazione politica: comunisti, azionisti, socialisti, liberali, cattolici, fino ai monarchici. La struttura dell’organizzazione militare partigiana è così formata: Divisione – Brigata – Distaccamento – Compagnia – Squadra.
Ogni livello ha sempre due figure di vertice: il comandante e il commissario politico.
La Divisione Garibaldi Arno poi Potente, dalla morte del suo comandate Aligi Barducci “Potente” il 9 agosto 1944, è d'ispirazione comunista e riunisce le brigate: Lanciotto, Sinigaglia, Caiani, Fanciullacci e, dal 18 agosto 1944, Buozzi, frutto della fusione delle squadre d'azione cittadine del Partito Socialista.
La Divisione Giustizia e Libertà, del Partito d'Azione, opera come comando di divisione dal 16 agosto 1944 ed è composta dalle brigate: 3° Rosselli, resti della 4° Rosselli, dalla Brigata V, da 5 o 6 compagnie del Battaglione della Libertà, da un reparto del Fronte della Gioventù. Nei giorni della “battaglia di Firenze”, in particolare al Casone dei ferrovieri, opera anche la Perseo, l'organizzazione militare della Democrazia Cristiana. Una sua compagnia, la Teseo, con alla guida il sottotenente Rinaldo Bausi, dopo una battaglia lunga giorni, è salutata dagli uomini della Lanciotto con la presentazione delle armi come simbolo di valore.
Il 23 giugno 1944 il CTLN approva il piano per la liberazione di Firenze, approntato dal “Comando Marte”. È guidato da Nello Niccoli del Partito d'Azione, con il vicecomandante Nereo Tommasi della Democrazia Cristiana, il commissario politico Luigi Gaiani del Partito Comunista, il vicecommissario Dino Del Poggetto del Partito Socialista di Unità Popolare e il capo di stato maggiore Achille Mazzi del Partito Liberale.

La città è divisa in quattro zone operative: la I zona è la parte di città sulla riva sinistra dell'Arno, la II zona è l'area delle Cascine - Porta al Prato - Rifredi, la III zona è il centro storico entro i viali di circonvallazione e la IV zona è l'area di Campo di Marte e la periferia nord della città lungo le direttrici via Bolognese - via Faentina.
In città operano i GAP, Gruppi di Azione Patriottica del Partito Comunista, le SAS, Squadre di Assalto del Partito d'Azione. Entrambe sono formazioni militari che agiscono in clandestinità. Le affiancano le SAP, Squadre di Azione Patriottica, di varie ispirazioni: comunista, liberale, democristiana, socialista.
Le SAP si concentrano su azioni di sabotaggio, esemplare il loro apporto durante gli scioperi del marzo 1944.


A queste si affiancano altre organizzazioni.
Il Fronte della Gioventù (FDG), è una organizzazione che riunisce in forma unitaria giovani donne e uomini di varia ispirazione politica. Eugenio Curiel, giovane scienziato triestino, ne elabora la base ideale a Ventotene, dove fu confinato. Nei giorni dell'insurrezione il Fronte perde negli scontri al ponte al Pino il suo capo Paolo Galizia. Ci sono poi i Gruppi di Difesa della donna e per l'assistenza ai combattenti della libertà (GDD), nati a Milano e Torino su iniziativa del Partito Comunista nel novembre 1943. Fondatrici sono Ada Gobetti, azionista, Lina Fibbi, comunista, Pina Palumbo, socialista, a Firenze Teresa Mattei, la partigiana “Chicchi”, pedagogista e futura costituente. Nel giugno 1944 sono riconosciuti dal Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI). Si affianca poi la Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC), e uno dei luoghi dell'antifascismo cattolico fiorentino è la parrocchia dei Santi Gervasio e Protasio, guidata dal parroco partigiano Don Pio Carlo Poggi.
La presenza della Resistenza a Firenze è dunque molto capillare, copre ogni genere e ogni fascia d'età. 

Moltissimi contribuirono come e quanto poterono.

Il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN), organo di governo della Resistenza che raccoglie tutti gli schieramenti antifascisti, si organizza non solo come guida politica della lotta resistenziale ma anche e soprattutto come organo di governo del territorio liberato dall'occupazione nazifascista. Centrale, insieme all’attività insurrezionale e al contrasto delle truppe fasciste della RSI, delle truppe tedesche, dei reparti delle SS italiane, è l’attività "di ricostruzione materiale e rinnovamento morale", per "promuovere il massimo di energia per l'opera di assistenza e di miglioramento sociale" e infine "esercitare opera di controllo politico" sul risorgere del fascismo.

Lo scopo è che “gli alleati giungendo a Firenze, dovevano trovare l’antifascismo in armi, un popolo libero, che con il sacrificio si era conquistato il ruolo di alleato e che, per l’intima convinzione di aver fatto il proprio dovere, non si sarebbe più fatto trattare da popolo occupato”.

Il CTLN, poi presieduto da Carlo Ludovico Ragghianti del Partito d’Azione, delibera fin dai primi di luglio del 1944 le modalità di governo collettivo e unitario delle istituzioni e delle principali attività sociali ed economiche per il sostegno ai cittadini provati dalla guerra, dal terrore fascista e dall’occupazione tedesca.

Nella seduta del 3 agosto 1944 è definita la struttura completa degli organi di governo che, per il Comune di Firenze, sono così costituiti:

Sindaco: Gaetano Pieraccini, Partito Socialista

Vicesindaci: Mario Fabiani Partito Comunista e Adone Zoli Partito Democrazia Cristiana

Consiglieri

Nello Traquandi, dott. Mattei, arch. Albertoni - Partito d’Azione

Renato Bitossi, Ugo Mattei - Partito Comunista

prof. Bruno Borghi, rag. Francioni - Partito Democrazia Cristiana

prof. Giacomo Devoto, Renato Fantoni - Partito Liberale

dott. Luigi Lenzi, M.A. Bruni - Partito Socialista

A fine luglio, il generale Alexander, comandante delle forze alleate, saputo dell’ordine di evacuazione delle truppe tedesche che si apprestano a lasciare la città, dirama da Radio Londra e fa lanciare dagli aerei un volantino con un “Messaggio speciale ai cittadini di Firenze”, invitandoli a sostenere e facilitare il passaggio delle truppe alleate. Il messaggio speciale termina con la frase: “Il futuro di Firenze è nelle vostre mani”.

Il CTLN e la nascente amministrazione cittadina sono ben coscienti che il “futuro” è nelle loro mani e in quelle di tutti gli abitanti della città ma non sono ancora in grado di confrontarsi alla pari con l’esercito occupante che ogni giorno, con i fascisti, compie fucilazioni e deportazioni. È impartito l’ordine alle brigate partigiane sulle montagne di confluire in città e si attivano tutte le Squadre di Azione Patriottica (SAP) cittadine.

Le SAP tentano la conquista e lo sminamento del Ponte alla Vittoria e del Ponte alla Carraia la sera del 3 agosto 1944 prima che siano fatti saltare. L’azione purtroppo non ha successo. La notte tra il 3 e il 4 agosto le mine cominciano a saltare sotto i ponti a iniziare dal Ponte alle Grazie intorno a mezzanotte. Le esplosioni si susseguono fino alle 4 del mattino e la città è avvolta da una nuvola di fumo. Per ironia e perfetto esempio delle false notizie di guerra, Radio Berlino annuncia al mondo che i ponti e il centro storico di Firenze sono stati distrutti dai bombardamenti alleati.

La mattina del 4 agosto la Brigata partigiana Sinigaglia entra in Oltrarno insieme alle truppe sudafricane e neozelandesi. Il governo alleato, affidato al colonnello Benton Jones, si installa in via de' Serragli. Viene richiesto alle formazioni partigiane di rinunciare alle armi e si cercano contatti con personalità fiorentine per mediare su questo. Il comandante Aligi Barducci “Potente” inizia una trattativa allo scopo di far riconoscere le formazioni partigiane e il CTLN e il loro essenziale apporto per la liberazione e il governo della città. La trattativa ha successo e “Potente” riesce a evitare il disarmo dei partigiani in cambio delle operazioni contro i franchi tiratori in Oltrarno insieme ai reparti canadesi.

L'11 agosto 1944 il CTLN dà il via all’insurrezione, la “battaglia di Firenze”. Alle ore 6.45 si sentono i rintocchi della campana di Palazzo Vecchio, la Martinella, subito seguita da quella del Bargello.
Per le strade è affisso il manifesto con cui il CTLN assume i pieni poteri e invita i concittadini a «contribuire con tutte le proprie forze alla liberazione della città, dare tutto l’aiuto morale e materiale ai nostri coraggiosi patrioti …[per conquistarsi] il diritto di essere un popolo libero combattendo e cadendo per la libertà».
Alla fine della battaglia secondo il “Corriere di Firenze” del 2 settembre 1944, si contano tra la popolazione 379 morti e 1308 feriti. Secondo i dati del Comando militare del CTLN sono 205 i partigiani caduti in combattimento, 400 i feriti e 18 dispersi. Quando le truppe dell'VIII Armata britannica attraversano l'Arno, il centro storico è già libero. Gli Alleati lasciano alle brigate partigiane la lotta per liberare i quartieri periferici lungo i viali di circonvallazione e poi nelle zone settentrionali.
Firenze è completamente libera il 1° settembre 1944 con la liberazione di Fiesole.

Intanto i partiti antifascisti tramite il CTLN hanno già iniziato a organizzare istituzioni e servizi.
L'11 agosto 1944 esce “La Nazione del Popolo”, il giornale del CTLN, guidato dai rappresentanti di tutti i partiti che lo compongono.
Il CTLN, riunitosi a Palazzo Medici Riccardi, nomina, oltre che tutte le principali cariche amministrative, la Giunta di Liberazione del Comune, in carica dall'11 agosto 1944 al 10 novembre 1946.
La Giunta guidata dal sindaco Gaetano Pieraccini, glorioso medico socialista, si insedia in Palazzo Vecchio e inizia la collaborazione con i Vigili urbani e i vari funzionari, comincia così la nuova gestione dell’amministrazione comunale.
L’acquedotto è stato fatto saltare, il gas non è fornito, occorre distribuire i generi alimentari in una città affamata, trasportandoli a spalla sopra le macerie che circondano Ponte Vecchio e attraverso le pescaie dell’Arno in secca estiva.
L’amministrazione sostiene la ricostruzione dei forni fatti esplodere, cerca di riattivare i trasporti dopo che le linee elettriche dei filobus erano state asportate. Non è dimenticato chi era stato ingiustamente perseguitato e la prima ordinanza dell’amministrazione Pieraccini, a firma del vicesindaco Mario Fabiani, è particolarmente significativa: abolisce l’indicazione della razza da ogni documento personale o pratica amministrativa.


Pieraccini, nell'aprile 1951, scrive all'allora Sindaco Mario Fabiani, rievocando quel giorno: “Ma i moti affettivi e di attrazione tra i componenti la Giunta, la cooperazione dei funzionari, degli impiegati e degli operai comunali, il consenso e la fiducia del Popolo e soprattutto un impetuoso desiderio di riscattare il doloroso passato, stimolarono tutti a dare un serio contributo al rinnovamento della vita dei singoli e della Comunità. Una solidarietà di lavoro superò barriere di classe e d'ideologie politiche: gli elementi affettivi e intellettuali sintonizzarono sotto un comune denominatore di moralità. Si fuse, in un'opera sola, l'opera di tutti i cittadini di Firenze.”


Il manifesto della Giunta rimane un'icona della città, ripreso anche nella forma e nello spirito nei giorni dell’alluvione, e si appella a tutta la popolazione in maniera semplice e diretta:
"Fiorentini… Firenze ritorna oggi vostra. Un regime che tutto accentrava per poter tutto dominare e opprimere, ha distrutto qualsiasi residuo di quelle libertà comunali, che per opera di popolo fecero gloriosi nel mondo i nostri Comuni … Firenze non è rimasta intatta nella duplice bellezza della natura e dell’arte. Ma la barbarie del nemico, aiutato dalla incredibile ed orribile opera di italiani rinnegati, ha seminato la distruzione dei nostri mezzi di lavoro, ha quasi distrutta ogni possibilità di vita civile e ci ha privato degli elementi più indispensabili della vita quotidiana. Tutto deve essere ricostruito… stringetevi compatti: al lavoro.”


L'11 agosto 1944 gli Alleati non possono far altro che riconoscere il valore dell’azione antifascista, accettare e riconoscere le nomine. Firenze si è data un governo e le forze antifasciste, che hanno animato la Resistenza, governano la città.
Il 14 agosto gli Alleati passano l’Arno e insediano l’amministrazione militare, AMG Allied Military Government. Il colonnello R.S. Rolph, commissario per la provincia di Firenze del governo militare, esprime da subito il 15 agosto la volontà di lavorare insieme agli uomini del CTLN, che tanto hanno fatto per la salvezza dei propri cittadini.
Il mese di settembre vede i combattimenti e il fronte spostarsi definitivamente verso il Mugello e l’Appennino: le formazioni partigiane si sciolgono e consegnano le armi in una cerimonia di ringraziamento e ricordo dei caduti alla Fortezza da Basso il 7 settembre 1944.
Il Times, in una corrispondenza da Firenze dell’ottobre del 1944, descrive bene il valore della nuova vita libera e la consapevolezza che si è realizzata grazie all’azione del CTLN e dei suoi cittadini: “Firenze è stata il teatro di un esperimento spontaneo di autogoverno, che può avere importanza considerevole per determinare quale sarà il sistema politico che, in definitiva, prenderà il posto del fascismo.”

Il presidente del consiglio Ferruccio Parri, nell’anniversario dell’insurrezione l’11 agosto 1945, conferisce a Firenze la Medaglia d’oro per la lotta di resistenza al nazifascismo: “Generosamente e tenacemente nelle operazioni militari che ne assicurarono la liberazione, prodigò se stessa in ogni forma: resistendo impavida al prolungato, rabbioso bombardamento germanico, mutilata nelle persone e nelle insigni opere d’arte, combattendo valorosa l’insidia dei franchi tiratori e dei soldati germanici, contribuendo con ogni forza alla Resistenza e all’insurrezione nel centro, sulle rive dell’Arno e del Mugnone, a Careggi, a Cercina e dovunque, donava il sangue dei suoi figli copiosamente perché un libero popolo potesse nuovamente esprimere se stesso in una libera nazione”.

  • Fondo del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, conservato all'Istituto storico toscano della Resistenza e dell’età contemporanea
  • Amministrazione Pieraccini, 1944-1946, c/o Archivio storico del Comune di Firenze
  • Orazio Barbieri, “I ponti sull’Arno”, Roma, Editori riuniti, 1958
  • Carlo Francovich, “La resistenza a Firenze”, Firenze, La nuova Italia, 1961
  • Giovanni Frullini, “La liberazione di Firenze”, Milano, Sperling&Kupfer editori, 1982
  • “La battaglia di Firenze”, Firenze, 1985
  • “Storia della Resistenza in Toscana”, a cura di Marco Palla, Roma, Carocci, 2006-2009

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