Il 4 agosto 1944 a Mantignano

I partigiani della 2° compagnia della Squadra di Azione Patriottica (SAP) difendono l'acquedotto e il ponte detto “dei cazzotti”

Alle 17 del 3 agosto in città è dichiarato lo stato di emergenza, sta per iniziare l'operazione che prevede la distruzione dei ponti della città per ritardare l'avanzata alleata. Il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale tenta di impedirla per consentire un più veloce e agevole passaggio delle truppe.

A Mantignano sono da difendere l'acquedotto e il ponte detto “dei cazzotti” e per farlo il CTLN manda un rappresentante, rimasto anonimo, che in un momento favorevole dissinesca le mine, taglia le corde e fa cadere l'esplosivo nel torrente Greve. I partigiani delle SAP di Ascanio Taddei, compreso Ivan Cini, l'unico testimone superstite che ha potuto raccontare la storia, rimangono a presidiare il ponte.

Quando i tedeschi tornano per farlo saltare, non sapendo che è stato sminato, i due gruppi cominciano una sparatoria.

Il cippo di Mantignano
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