L'insurrezione di Firenze

L'11 agosto Firenze insorge, a Palazzo Vecchio suona la Martinella

All'alba dell'11 agosto Maria Luigia Guaita, staffetta del Comando Marte, il Comando militare unico del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, è insieme a Lea Valobra in un appartamento di via dei Tosinghi. I tedeschi se ne sono andati.

Lea va ad avvisare il Comando di città, Alfio Campolmi che è che loro, e Maria Luigia escono a ispezionare le strade intorno. Maria Luigia gira intorno al Battistero e prosegue per via Martelli, via Cavour e si ritrova con Alfio all'angolo di via degli Alfani e tornano di corsa in via Roma 4 al Comando di città dove Alberto Albertoni ordina a Maria Luigia di andare subito al comando militare in piazza Strozzi.

Qui il comandante Nello Niccoli le dice di correre a Palazzo Vecchio per dare il segnale dell'insurrezione. Così riprende la corsa: via Monalda, Porta Rossa, piazza della Signoria, via della Ninna, Palazzo Vecchio, dove le apre un vigile urbano che la porta dall'avvocato Camillo Stagni: “Bisogna far suonare la campana e alzare il tricolore sulla Torre d'Arnolfo”. Si precipita in via della Condotta 8 per avvertire il Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN). Davanti al negozio Bizzarri si ferma esausta, i battiti del cuore sono a mille.

Sono le 6.45 e la Martinella, la campana di Palazzo Vecchio, chiama all’insurrezione. A suonarla, il vigile Franco Budini mentre contemporaneamente l'avvocato Stagni issa il tricolore sulla Torre d'Arnolfo.

Le truppe alleate in Piazza Duomo, a Firenze, la mattina dell'11 agosto
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