Joe M. Nishimoto

Un soldato nippoamericano a Firenze

Joe M. Nishimoto nasce a Fresno in California il 21 febbraio 1919.
Il padre, Giichi, è nato il 25 agosto 1880 e muore il 10 luglio 1974 a 94 anni, la madre Kiyo Kirido Nishimoto è nata nel 1892 e muore a Fresno nel 1974 a 82 anni. Sono entrambi sepolti nel cimitero Washington Colony Cimitery a Fresno.
Hanno quattro figli: Frank, Akiye, Joe e Marie.
Joe ha studiato solo alle scuole elementari, è un frutticoltore e lavora nella sua fattoria a Fresno ed è buddista.
Dopo l'attacco giapponese a Pearl Harbor, il 7 dicembre 1941, gli americani di origini giapponesi sono visti come nemici, tanto che il 19 febbraio 1942 il Presidente Franklin Delano Roosevelt ne ordina l'internamento con l'Executive Order 9066. Sono internati 120.000 cittadini americani di origini giapponesi tra cui i nisei, i giapponesi di seconda generazione che sono circa 2.000.
Nishimoto è uno di questi, nonostante sia nato negli Stati Uniti e sia stato solo una volta in Giappone da piccolo e per meno di sei mesi, è prelevato da casa e rinchiuso nel campo di Jerome, nella contea di Drew in Arkansas nel delta della pianura del Mississippi, attivo dal 6 ottobre 1942. Al campo d'internamento indicano per Joe, come possibile prima occupazione, meccanico specializzato e riparatore di autoveicoli e, come seconda occupazione, fotografo. Il campo di Jerome raggiunge la cifra di 8.497 internati americani di origini giapponesi. 
I genitori di Nishimoto sono portati nel vicino campo di internamento di Rohwer collegato a quello di Jerome dalla ferrovia. Tutti i campi sono gestiti dalla War Relocation Authority.
 

Il campo è costituito da blocchi. Ogni blocco, progettato per ospitare 300 persone, è costituito da 14 baracche, divise ognuna in 4 o 6 appartamenti. Ogni blocco ha la mensa, la lavanderia, la latrina. Non c'è acqua corrente e d'inverno ci si scalda con le stufe a legna. 
Nel campo, parzialmente circondato da filo spinato e da torri di guardia, ci sono baracche usate per le scuole e per le palestre. Dei dieci campi d'internamento, Jerome è il primo a chiudere e ad essere usato poi come campo di prigionia dei soldati tedeschi fino alla fine della guerra.
I nisei, se vogliono lasciare il campo, devono compilare un questionario di lealtà. È il programma di leva militare che prende il via nel febbraio 1943. Fino ad allora, dopo Pearl Harbour, i nisei non potevano arruolarsi. 
Il questionario di lealtà è composto da 28 domande per valutare il livello di americanità. Le ultime due sono le più dirette, riguardano la disponibilità a prestare servizio nell'esercito americano e la fedeltà incondizionata agli Stati Uniti e a difenderli da qualunque attacco, interno ed esterno. Si chiede inoltre la disponibilità a rinunciare a qualunque fedeltà all'Imperatore giapponese e a qualunque altro governo straniero. 
Jerome è vicino a Camp Shelby, il campo di addestramento del 442esimo Regimental Combat Team, tutto composto da nisei. 
Il reggimento sarà poi uno dei più decorati dell'esercito americano. Il motto è “Go for broke”.

Joe riesce, sembra con il permesso dell'FBI, a lasciare il campo di Jerome e a trasferirsi a Marion, in Ohio, vicino a dove, prima dell'inizio della guerra, stavano le sorelle con le loro famiglie. Appena arrivato, si offre volontario per l'esercito ma non riesce ad arruolarsi.

Trova impiego in una fattoria, la Olds Poultry Farm and Hatchery, da gennaio a luglio 1943. Riesce ad arruolarsi il 4 ottobre 1943 ed è inviato per l'addestramento a Camp Shelby nel Mississippi, è il campo del 442° Regimental Combat Team, composto per intero da americani di origini giapponesi. Anche il fratello Frank fa parte di questa unità.


È assegnato al II° Battaglione, Compagnia G. Joe è nato negli Stati Uniti, è americano, si arruola nonostante i suoi genitori siano ancora internati al campo. La sua forte volontà di far parte dell'esercito è una dimostrazione di estrema lealtà nei confronti del suo paese.
Parte per l'Italia con la sua unità nell'aprile 1944, sbarca al porto di Napoli il 2 giugno 1944. Combatte la sua prima battaglia in Toscana, a Belvedere vicino Suvereto.
Nell'agosto 1944, con la Compagnia G, è a Mantignano al Ponte dei cazzotti. La scritta Los Angeles City limits Aug. 44 Co G 442 è tuttora visibile. 
La scritta, che contraddistingue il 442° Reggimento, si trova anche in altri luoghi ma qui si aggiunge l'indicazione della Compagnia, come avessero voluto lasciare un segno della loro presenza.
La Compagnia G agisce insieme ai partigiani a difesa del ponte e dunque dell'acquedotto che fornisce d'acqua Firenze. La condotta infatti arriva fino al ponte alla Carraia.


Il 31 agosto 1944, sempre nei pressi di Mantignano, con una pattuglia della sua compagnia attraversa l'Arno, è il primo a farlo e si espone al nemico, riuscendo così a coprire l'attraversamento del fiume da parte dei suoi compagni. 
Individua fili di innesco di mine antiuomo e trappole esplosive e guida i suoi uomini in un percorso sicuro. Si espone al fuoco di una mitragliatrice nemica, aggirandola e uccidendo un ufficiale. Gli viene lanciata contro una granata che rimane inesplosa, ma riesce a strisciare a meno di una quindicina di metri dal nemico tedesco, ferisce due soldati e costringe altri tre ad arrendersi. Con quest'azione la Compagnia sequestra armi, munizioni e un set di trasmissione e ricezione, usato per dirigere l'artiglieria nemica. Dopo l'Italia si sposta in Francia con il suo Reggimento.


Joe muore in combattimento il 14 novembre 1944 a La Houssiére in Francia. Una settimana prima in un'altra azione di guerra, sempre nei dintorni di La Houssiére, si era guadagnato un'altra medaglia, la Distinguished Service Cross. 
 

Il 27 giugno 1945 il giornale “The Fresno Bee” riporta la notizia della concessione della Silver Star, una delle massime onorificenze dell'esercito americano, a Joe M. Nishimoto concessa per l'azione di Mantignano del 31 agosto 1944.

La medaglia è consegnata ai genitori, ancora internati al campo di Rohwer. Il figlio ha perso la vita per la libertà, quella libertà ancora negata ai genitori. 


Il 21 giugno 2000, in una cerimonia alla Casa Bianca, il Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton consegna ad Akiye Nishimoto, sorella di Joe, la Medal of Honor, la massima onorificenza militare. Un gesto di riconoscenza e di riparazione nei confronti dei nippoamericani.
Nel 2014, la famiglia Nishimoto ha donato la medaglia al Museo nazionale di storia americana di Washington, perché faccia parte della collezione permanente dello Smithsonian.
Anche il fratello maggiore Frank ha servito nel 442° Reggimento, è sepolto a Fresno. La sorella maggiore Akiye è sepolta a Reynoldsburg, Franklin County, Ohio, la sorella minore Marie, morta il 4 giugno 2012, è sepolta nel cimitero di Arlington, Virginia. 
Joe M. Nishimoto è sepolto al Washington Colony Cimitery di Fresno, insieme ai genitori.

I nisei, soldati americani di origine giapponese, e l'azione a Mantignano
Leggiamo la motivazione della Silver Star, una delle medaglie più prestigiose dell'esercito americano, conferita a Joe M. Nishimoto, soldato scelto di prima classe del II° Battaglione, 442° Reggimento di fanteria dell’Esercito degli Stati Uniti d'America, caduto in combattimento.

La medaglia è conferita a Nishimoto per l'azione di Mantignano, borgo ad ovest della città, del 31 agosto 1944
Joe M. Nishimoto, 35229917, soldato scelto di prima classe, Compagnia G, 442° Reggimento di fanteria, per galanteria in azione vicino a Mantignano, Italia il 31 agosto 1944. In quanto membro di una pattuglia incaricata di effettuare un'audace attraversata diurna del fiume Arno per liberare un'area per l'occupazione della sua Compagnia, il soldato scelto di prima classe Nishimoto come primo soldato ad attraversare il fiume si espose al nemico per 200 iarde e coprì immediatamente l'attraversamento del resto della pattuglia. Durante lo sgombero dell'area, il soldato scelto di prima classe Nishimoto in quattro diverse occasioni, individuò dei fili d'innesco collegati a mine antiuomo e delle trappole esplosive e guidò la pattuglia su un percorso sicuro attraverso l'area massivamente minata. Quando una mitragliatrice nemica aprì il fuoco, girò a sinistra, salì un terrapieno di 20 piedi direttamente sopra la sua posizione e lanciò una granata uccidendo un ufficiale. 
Nonostante il fatto che una granata fosse atterrata direttamente di fronte a lui, rimanendo inesplosa, egli strisci a meno di 15 iarde dal nemico e lanciò un'altra granata, ferendo gravemente due uomini e costringendo altri tre ad arrendersi. Furono sequestrate numerose munizioni ed armi, tra cui un set di trasmissione e ricezione che veniva usato per dirigere l'artiglieria nemica. La destrezza e l'abilità del soldato scelto di prima classe Nishimoto e il suo coraggio di fronte al grave pericolo contribuirono notevolmente al successo della missione e le sue azioni rifletterono grande merito su se stesso e sull'esercito degli Stati Uniti.


Soldati americani in Oltrarno tra il 4 e l'11 agosto 1944
Memorie di Giorgio Spini, antifascista, membro del Partito d'Azione, trasmise da Radio Bari verso l'Italia occupata, con lo pseudonimo di Valdo Gigli. Distaccato dall'esercito italiano presso l'VIII Armata Britannica, lavorò sul fronte di guerra per lo Psychological Warfare Branch

Un giorno mi toccò andare a Palazzo Guadagni, in piazza Santo Spirito allora sede del Kunsthistorisches Institut germanico, a vedere se c'era qualcosa d'interessante per il nostro servizio. C'era soltanto la stupenda biblioteca che il Kunsthistorisches Institut, anche se oggi ha cambiato sede, mette signorilmente a disposizione degli studiosi. Perciò me ne andai, ma appena in strada mi trovai in mezzo ad una sparatoria furibonda tra franchi tiratori fascisti, acquattati sui tetti delle case vicine, che sparavano ai civili giù nelle strade per spandere il terrore, e soldati britannici o partigiani italiani, che rispondevano a raffiche di mitra. Avrei voluto andarmene alla svelta da quel pandemonio, ma ero arrivato con una jeep guidata da uno dei soldati americani aggruppati al nostro servizio. Allo scoppio della buriana, l'americano si era infilato dentro il portone di una casa e non ne voleva sapere di uscire di là col rischio di beccarsi una pallottola. Tirai fuori la Beretta e la sventolai sotto il naso di quel povero ragazzo spaurito, assicurandolo che con quell'arma lo avrei coperto mentre usciva in strada e rimetteva in moto la jeep. Era una balla, perchè con un gingillo come la Beretta non si copre un bel nulla.
Però funzionò: il ragazzo americano si fece coraggio, uscì dal portone nella strada e avviò il motore e così potemmo andarcene da quel fracasso.
Lettura tratta dal libro di Giorgio Spini, “La strada della Liberazione. Dalla riscoperta di Calvino al fronte della VIII Armata”, a cura di Valdo Spini, pubblicato da Claudiana editrice nel 2002

I nisei, soldati americani di origine giapponese, e l'azione a Mantignano
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Soldati americani in Oltrarno tra il 4 e l'11 agosto 1944
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I nisei a Mantignano nell'agosto 1944
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