Bombardamenti

I bombardamenti su fabbriche, ferrovie e sulla città, il terrore della popolazione, i rifugi antiaerei

La guerra, la fame, il terrore, le bombe, la distruzione di vite. L'Italia era in guerra, a fianco della Germania di Hitler, dal 10 giugno 1940. Gli italiani erano allo stremo delle loro forze, compravano da mangiare con la carta annonaria, una tessera personale con i bollini, e il cibo era razionato, agli adulti una quantità stabilita, ai bambini un'altra. Nel 1943 gli Alleati sbarcati in Sicilia stavano risalendo l'Italia e, piano piano, liberavano le città. Il fronte di guerra si avvicinava a Firenze, che, ingenuamente, tutti credevano fosse immune dai bombardamenti per la presenza dell'importante patrimonio artistico, ma non fu così.

Firenze subì sette bombardamenti: il 25 settembre 1943, il 18 gennaio 1944, l'8 febbraio 1944, l'11 marzo 1944, il 23 marzo 1944, il 1 e il 2 maggio 1944. Furono colpite le zone di Campo di Marte, San Gervasio, le Cure, Sesto, Castello, Novoli, Rifredi, Careggi, San Jacopino, Porta al Prato.

I bombardamenti angloamericani miravano a distruggere gli snodi ferroviari, attraverso i quali viaggiavano i rifornimenti alle truppe tedesche, e le fabbriche ormai in mano alla Germania nazista. L'obiettivo ultimo era fiaccare la Germania hitleriana e l'Italia fascista e spingere alla ribellione la popolazione. Ma le bombe colpirono case e strade, dove centinaia di persone rimasero vittime. Bombardamenti a tappeto, carpet bombings.

Le vite dei fiorentini furono scandite dal suono degli allarmi, oltre cento nel 1943, più di trecento nel 1944: sei suoni di sirena di 15 secondi ciascuno, intervallati da altrettanto silenzio della medesima durata. Tutto terminava con il cessato allarme, un suono di sirena lungo due minuti. Con l'allarme aereo, che poteva essere in qualunque momento della giornata, c'era la corsa alle decine di rifugi antiaerei sparsi per la città e nelle cantine dei palazzi, dove un “capo inquilino” era incaricato di guidare gli abitanti nel rifugio. Ma c'era chi non riusciva a raggiungerlo oppure nemmeno ci andava per paura di morire sepolto.

I rifugi erano negli scantinati, ovunque, sotto chiese, scuole, palazzi, indicati dalla scritta R o I per la presenza di idranti per spegnere gli incendi. Ancora oggi ne troviamo traccia sui muri della nostra città. Uno dei tanti è in via Panicale, angolo via Chiara, a lato del Mercato Centrale.

Sotto le bombe morirono centinaia di fiorentini, di ogni età: il 25 settembre 1943 215 persone; l'8 febbraio 1944 a Sesto Fiorentino 23 bambini, tra i 5 e i 12 anni, più Teofilo Tezze, sacerdote di appena 21 anni, del Collegino di San Pietro a Colonnata e, poco prima, sotto le bombe sganciate sulla zona di Poggio Imperiale, fra le vittime, Lina Cavalieri, l'attrice, “più bella del mondo”; l'11 marzo 1944 morirono circa 120 persone nella zona di San Jacopino, Rifredi, all'ospedale pediatrico Meyer, a Careggi; il 23 marzo 1944 il bombardamento fu sempre su Campo di Marte, il giorno prima la zona aveva vissuto il dramma della fucilazione dei cinque giovani renitenti alla leva, e infine il 1° e il 2 maggio 1944 la distruzione del vecchio Teatro Comunale e delle Officine di Porta al Prato con la morte di 14 operai.

La Memorie di Resistenza fiorentina ricordano le vittime dei bombardamenti.

La parola "bombardamenti" è associata alla Biblioteca Fabrizio De André.

Scroll to top of the page