Gilda Larocca

Radio Co.Ra., la violazione del corpo delle donne e l'impegno dopo la liberazione di Firenze

Gilda Larocca nasce a Minucciano in provincia di Lucca il 23 luglio 1910. Il padre, Ermenegildo è tenente dei Carabinieri, la madre Ada Fazzini è maestra. Gilda è la secondogenita di una famiglia numerosa, sono otto tra fratelli e sorelle.

Dopo vari spostamenti, a causa del lavoro del padre, la famiglia si trasferisce nel 1919 a Pontassieve, nella casa del nonno paterno e vi rimane cinque anni. Il padre, colpito da un esaurimento nervoso, si dimette dall'Arma a soli 40 anni, viene poi assunto come segretario economo in una piccola banca fiorentina e insieme a Gilda e al fratello maggiore fanno i pendolari. Dopo cinque anni riescono a trovare casa a Firenze in via Bronzino 15. Il padre è licenziato dopo aver scoperto una malversazione del direttore della Banca.

Gilda è una ragazza vivace, combattiva e sempre in difesa dei più deboli. Ha un carattere gioioso, esuberante e a volte passionale, non sopporta le ingiustizie della dittatura fascista e cerca di essere un sostegno per la famiglia. Si diploma in computista e trova un impiego come contabile nell'impresa commerciale di Riccardo Bocci, fratello dell'avvocato Enrico Bocci, fino al 1931, quando entra nello studio di Enrico come sua segretaria. Il legame tra Gilda e la famiglia Bocci è forte, pieno di stima e affetto, reso ancora più solido dai rispettivi sentimenti antifascisti. È nello studio di Bocci che Gilda entra in contatto con gli antifascisti fiorentini vicini ai fratelli Rosselli e al gruppo che aveva animato l’esperienza del “Non Mollare!” il periodico clandestino antifascista stampato a Firenze tra il gennaio e l'ottobre del 1925. Inizia così l'attività clandestina.

Dopo il 25 luglio 1943 si iscrive al Partito d'Azione grazie a Nello Traquandi. A fine gennaio 1944 l'avvocato Bocci “Placido”, incarica Gilda di ritirare una radiotrasmittente proveniente da una missione alleata, sbarcata sulle coste adriatiche.

Gli agenti di collegamento sono Nicola Pasqualin e Renato Levi detto Pomero che ha i quattro quarzi, materiali utili per fissare la lunghezza d'onda su cui poter essere ascoltati e contattati. È l'apparecchio radio che deve trasmettere agli Alleati informazioni militari, e non solo, sui movimenti e le attività dei nazisti. La radiotrasmittente è il collegamento diretto con il comandante dell'VIII Armata: è una grave minaccia per le forze naziste e fasciste, che la considerano una delle realtà più pericolose e quindi da eliminare.

Radio Co.Ra. “Commissione Radio”, trasmette agli Alleati del centro radio di Bari il messaggio speciale “L'Arno scorre a Firenze”, è la prova dell’avvenuto contatto. Gli Alleati ritrasmettono poi il messaggio in chiaro su Radio Bari. Radio Co.Ra., o gruppo Bocci, oltre a Gilda e all'avvocato vede tra i principali componenti sua moglie Mitzi Bocci, il fisico Carlo Ballario, il capitano dell'Aeronautica Italo Piccagli e sua moglie Ruth Weidenreich, lo studente d'ingegneria Luigi Morandi.

I compiti di Gilda sono: alternarsi con Mitzi Bocci nello spostare ogni giorno e più volte al giorno la radio da un luogo all'altro per evitarne la localizzazione da parte dei radiogoniometri nazisti; collegarsi con il capo missione Nicola Pasqualin che tiene il cifrario e non esce mai dal suo appartamento di via Tornabuoni; curare i contatti tra i membri della radio e i vari informatori.

I luoghi di trasmissione sono le case, gli uffici del gruppo e dei loro fiancheggiatori: la casa editrice Bemporad in via de' Pucci, lo studio di Bocci in via Ricasoli e la sua casa a Corbignano, la casa di Piccagli in via Repetti, l'Istituto fotocromo in via La Farina, la casa del medico Piero Pieraccini in via Salvestrina e la clinica in viale Mazzini, una casa in affitto in viale Corsica 100, un appartamento in via Brunetto Latini 116, la casa di Gianni Banti sul viale Michelangelo, la Centrale della SELT- Valdarno di Rifredi, la casa di Lodovico De Renzis in via il Prato, l'Istituto di fisica di Arcetri. La radio trasmette anche due volte al giorno.

Sono le 19 del 7 giugno 1944. Il generale Alexander, comandante supremo delle forze alleate del Mediterraneo, ha inviato un lunghissimo questionario a cui deve esser data urgente risposta. Dopo la Liberazione di Roma del 4 giugno, il fronte si sta avvicinando a Firenze e gli Alleati hanno necessità di informazioni dettagliate dei movimenti dell’esercito tedesco.

Il gruppo di Radio Co.Ra. decide di risparmiare tempo e rispondere subito dall’appartamento di piazza d'Azeglio 12, luogo quasi mai usato, perché lì sono conservati i cifrari, la copia dei messaggi trasmessi e ricevuti e l'archivio.

Il controspionaggio tedesco, forse grazie alla presenza di un radiogoniometro, trova e arresta tutti: Gilda Larocca, Guido Focacci, Franco Gilardini, Enrico Bocci “Placido”, Carlo Campolmi. Italo Piccagli è arrestato subito dopo.

Luigi Morandi, in una piccola stanza al piano di sopra, trasmette messaggi cifrati, ha la cuffia e non sente il trambusto, è sorpreso ma riesce comunque a prendere la pistola che un tedesco ha appoggiato sul tavolo, spara, lo uccide ma è colpito dagli altri. Rimane ferito gravemente e muore tre giorni dopo nell'ospedale di via Giusti. In pieno coprifuoco, con le strade deserte, il gruppo è portato a Villa Triste dove lo aspetta la Banda Carità, il Reparto dei Servizi Speciali che opera a Firenze durante il periodo della Repubblica Sociale comandato da Mario Carità, e i tedeschi.

Qui subiscono torture indicibili che per Gilda iniziano tra l'11 e il 12 giugno. A sottoporla a questo strazio sono repubblichini ma soprattutto tedeschi. Uno la tormenta più degli altri, è Edoardo Niedermayer. Al processo contro la Banda Carità, svoltosi nel 1951 a Lucca, è condannato all'ergastolo, poi commutato in una pena a 30 anni.

La picchiano, le puntano la luce potentissima di una lampada negli occhi che le provocherà la lesione alla retina portandola quasi alla cecità. Sopra lo stanzino, dove è tenuta in isolamento, c'è la stanza delle torture, Gilda sente le urla strazianti di tutti i suoi compagni.

Per sfuggire al dolore e allo strazio prova il suicidio ben due volte: una tentando di buttarsi dalla finestra del secondo piano, la seconda, il 16 giugno, tentando d'impiccarsi con il sottabito regalato dalla mamma. Lo fa a strisce, ne ricava una specie di corda che lega ad un tubo sopra al termosifone, ma la corda si spezza. Il 17 giugno riesce a vedere il padre e la sorella Silvia per pochi minuti, le danno il collirio per gli occhi, riesce a mettersi due gocce ma i tedeschi glielo riprendono. Temono che tenti di nuovo il suicidio. Gilda serve viva.

Da un carabiniere, che Gilda scagiona al processo di Lucca, riceve le istruzioni da parte dei compagni Bocci e Piccagli: i due addossandosi tutte le responsabilità scagionano tutti. Gilda commenterà “Non ci sono parole per illuminare in tutta la sua luce il loro comportamento!”

Il 19 giugno lascia Villa Triste per il campo di transito di Fossoli ed è destinata alla deportazione in Germania.

A Fossoli ha modo di rivedere Carlo Campolmi, Guido Focacci, insieme a Marcello Martini, Giuseppe Cusmano, Max Boris, Ruth Piccagli, e conosce Orsola Biasutti e Don Roberto Angeli. Al campo soltanto i prigionieri sudditi di nazione nemica possono ricevere pacchi dalla Croce Rossa. Ad una signorina inglese, amica di Orsola, ne arriva uno. Dentro c'è una macchina fotografica sfuggita miracolosamente ai controlli. Orsola le chiede di scattare una foto e di farla avere alle famiglie nel caso non fossero sopravvissute. Lo scatto, realizzato con l'intento di lasciare un ricordo e un sollievo ai propri cari, riprende in fila e a braccetto con dietro le baracche: Ruth Piccagli, Orsola Biasutti, Gilda Larocca, Don Roberto Angeli e una scioperante milanese, Valeria. La signora inglese, sopravvissuta, mantiene la promessa e invia foto e negativo a Orsola Biasutti. Anche Gilda la possiede ma non è mai stata pubblicata, perché, come lei stessa dice, è destinata solo alle famiglie e “perché, ingannato dalle nostre espressioni sorridenti, a digiuno di guerre e di campi di concentramento, qualcuno potrebbe esser tratto a commentare che, in fondo, non ci si doveva poi star tanto male. Battute di spirito su questo non le sopporto. Ecco perché sono gelosa di questa foto.”

A Verona, in attesa di un trasferimento verso i campi di concentramento in Germania riesce a fuggire con la partigiana Orsola Biasutti e con l'aiuto di alcune suore le due riescono ad arrivare a Milano, poi a Pavia e infine a Bologna dove lavorano per il Partito d'Azione alla liberazione della città.

Rientra a Firenze. È assunta prima dal quotidiano “Nuovo Corriere” poi da “La Nazione”, come trascrittrice dei comunicati dei corrispondenti nazionali e esteri. Soffre di una grave miopia, causata soprattutto dalle torture subite a Villa Triste, è quasi cieca ma nel 1985 pubblica il libro “La Radio Co.Ra. di piazza d’Azeglio e le altre due stazioni radio”, la sua preziosa testimonianza sull’antifascismo e la Resistenza a Firenze.

Il suo obiettivo è tramandare ai giovani il ricordo dei drammi che segnarono la sua generazione e con questo spirito è spesso ospite nelle scuole dove racconta la sua esperienza.

Queste le parole della nipote Cristina Tozzi: “La zia Gilda era una donna vivace, sensibile, affettuosa, umoristica e autoironica. Era una persona di grande forza d'animo, soprannominata dagli amici “la Gildissima”, antiretorica e soprattutto schiva alla notorietà e feroce nei confronti dei corrotti e degli opportunisti”. Gilda muore a Firenze il 9 luglio 1992.

  • Scheda di Gilda Larocca in Alberto Alidori, "Liberare Firenze per liberare l'Italia. Chi erano i partigiani. Memorie 1943-1945", a cura di Luca Giannelli, Scramasax, 2022
  • Roberto Casalbuoni, Daniele Dominici, Massimo Mazzoni, "Lo spirito di Arcetri. A cento anni dalla nascita dell'Istituto di fisica dell'Università di Firenze", Firenze University Press, 2021, p. 52
  • Carlo Francovich, "La Resistenza a Firenze", La Nuova Italia, 1975
  • Maria Luigia Guaita, "Storie di un anno grande", La Nuova Italia, 1975
  • Gilda Larocca, "La Radio Cora di via d'Azeglio", Giuntina, 2004
  • Gilda Larocca, "Il campo di concentramento o di transito – Durchgangslager – di Fossoli – I nuovi amici: Orsola Biasutti, Pino Cusmano, Don Roberto Angeli" in "Quaderni del Circolo Rosselli", n. 4, 2014, pp.54-62
  • Andrea Mugnai, "Ora che l'innocenza reclama almeno un'eco. Testimonianze da Villa Triste 1943-1944", Il Vantaggio, 1990
  • Lucia Tumiati Barbieri, "Enrico Bocci. Una vita per la libertà", Giuntina, 2006

Radio CO.RA. e la lotta per la libertà e la giustizia

Memorie di Gilda Larocca, partigiana della divisione Giustizia e Libertà e membro di Radio CO.RA., emittente clandestina che dal gennaio al giugno 1944 mantenne i contatti tra la Resistenza toscana e i comandi alleati

E c'era, sì, da piangere con quelle migliaia e migliaia di uomini e donne morti, che avevan lottato per il trionfo della libertà e della giustizia, per la dignità di ogni uomo, a qualunque razza, fede religiosa o politica appartenga, per un futuro migliore per le nuove generazioni; che avevano lottato contro la dittatura e la barbarie nazifascista, che, se fossero prevalse, avrebbero trasformato l'Europa intera in un continente pullulante di “ville tristi” e di lager, di carnefici e di vittime.

La Radio CoRa di piazza d'Azeglio, oltre che uno dei tanti episodi della Resistenza, fu anche un'immane tragedia per tante famiglie, nei cui cuori resta la memoria dei propri cari, come in quelli dei compagni superstiti, degli amici. Ora di questi morti restano le medaglie d'oro e i nomi, incisi in una lapide – fino a qualche tempo fa insozzata da “svastiche” di nostalgici nazifascisti – posta sulla cancellata del giardino d'Azeglio davanti a quel palazzo 12 (nel cui atrio non è stata voluta), dove ebbe inizio la loro tremenda “via Crucis”. 

Altre lapidi non li riguarda; per loro basta quella. Ce n'è solo un'altra, senza nomi, dettata da Piero Calamandrei e apposta all'ingresso di “Villa Triste” in via Bolognese, che ricorda tutti quelli che, come loro, ebbero la sventura di conoscerla da vicino e per tanti dei quali fu l'anticamera di una morte spietata.

Tempo fa quella lapide era quasi scomparsa sotto l'arrampicarsi di una innocente pianta di edera, che però qualcuno ogni tanto “potava”; speriamo che, col tempo, non scompaia quella memoria visiva.

Gennaio 1980 – dicembre 1984

Lettura tratta dal libro di Gilda Larocca, “La Radio Cora di Piazza d'Azeglio e le altre due stazioni radio” pubblicato dalla casa editrice Giuntina nel 2004

 

Le torture di Villa Triste, la morte un bene supremo di liberazione

Memorie di Gilda Larocca, partigiana della divisione Giustizia e Libertà e membro di Radio CO.RA., emittente clandestina che dal gennaio al giugno 1944 mantenne i contatti tra la Resistenza toscana e i comandi alleati

Una volta fui picchiata anche avanti a tre o quattro ragazze fiorentine – una di loro la conoscevo di vista – che lavoravano a Villa Triste collaborando naturalmente con le SS. Ragazze alle quali, poi, i partigiani si limitarono a tagliare i capelli a zero per additarle al disprezzo degli onesti. Le ragazze, sedute su un tavolo, le gambe sguaiatamente accavallate, sigaretta in bocca, mi deridevano, mi insultavano come una prostituta, “Uno non ti bastava, ti ce ne volevan cinque” era una delle perle che uscivano da quelle bocche.

Quando ero in cella, mi sdraiavo sul pagliericcio cercando di dormire, di non pensare, ma era molto difficile anche perchè non trovavo mai la posizione giusta, perchè, come si dice a Firenze, ero tutta un “dolo”.

Sempre più spesso, specie di notte, si udivano le sirene dell'allarme che preannunciava l'avvicinarsi del ricognitore alleato “Pippo” o di una formazione di bombardieri. Desideravo con tutto il cuore che una bomba cadesse su Villa Triste e uccidesse tutti, carnefici e vittime.

La pace per sempre. È terribile, specie quando si è giovani, non solo non aver paura della morte ma desiderarla come un bene supremo. Ed io ero a quel punto, ero agli estremi. Così visto che non ci pensavano gli amici alleati, tentai di farla finita per conto mio.

Lettura tratta dal libro di Gilda Larocca, “La Radio Cora di Piazza d'Azeglio e le altre due stazioni radio” pubblicato dalla casa editrice Giuntina nel 2004

Radio CORA e la lotta per la libertà e la giustizia
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Le torture di Villa Triste, la morte un bene supremo di liberazione
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La partigiana Gilda Larocca e Radio Co.Ra.
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