Più di una strada per raggiungere la lbertà e per abbattere la dittatura
Scelta: dal latino ex eligere preferire, selezionare.
Strade tortuose, piccole e grandi, obbligate o meno, ma tutte verso il ribaltamento di una condizione di terrore e oppressione.
Ci fu la scelta della resistenza armata e quella della resistenza disarmata e civile. Ci furono i partigiani, le partigiane, i gappisti, gli internati militari, gli antifascisti, il Soccorso Rosso, con la raccolta dei soldi da donare alle famiglie degli antifascisti in carcere e al confino, i civili che nascosero ebrei e che subirono violenze, terrore, bombardamenti, razionamenti.
Qual è la motivazione che muove chi decide di ribellarsi? È una scelta consapevole o casuale?
Le scelte affondano le loro radici in un passato lontano e mai sopito. L'antifascismo fiorentino vide nelle barricate del 1921 il suo primo atto, il quartiere di San Frediano vi partecipò. Il 27 febbraio 1921, Spartaco Lavagnini, impiegato delle ferrovie, sindacalista, direttore del periodico “L'Azione comunista”, fu freddato dagli squadristi fascisti alla sua scrivania, che, oggi, studiosi e cittadini possono vedere all'ingresso dell'Istituto storico toscano della Resistenza e dell'età contemporanea.
Nei giorni successivi al 27 febbraio 1921 i ferrovieri entrarono in sciopero, il popolo di San Frediano alzò le barricate fino a che l'esercito regio le represse con durezza, ignorando le violenze squadriste fasciste. Fascismo e potere erano ormai alleati.
Piazza Tasso, nel cuore del quartiere, fu anche il luogo dell'eccidio del 17 luglio 1944, quando, alla vigilia della fine del loro potere, le milizie fasciste espressero il massimo della loro efferatezza. L'azione fu chiaramente condotta contro la popolazione di San Frediano, ostile al regime e pronta a nascondere gappisti e antifascisti. Era una bella serata di luglio, con le persone in piazza a godersi le ore più fresche della giornata. Un camion di repubblichini, guidati dal pluripregiudicato Giuseppe Bernasconi, braccio destro di Mario Carità, il comandante del Reparto Servizi Speciali fuggito ai primi di luglio 1944 per Padova, piombò sulla piazza. I repubblichini, scesi, spararono senza pietà su persone inermi, uccidendone cinque, Ivo Poli di soli 8 anni, che morì tra le braccia della mamma, Aldo Arditi, Igino Bercigli, Corrado Frittelli e Umberto Peri, in piazza per cercare il nipote. Alla fine del rastrellamento, portarono via un drappello di uomini fra cui i 17 fucilati il 23 luglio alle Cascine e i cui cadaveri furono ritrovati, per caso, nell'aprile del 1956. Per Ivo Poli, 8 anni non fu una scelta.
Le Memorie di Resistenza fiorentina raccolgono le storie di chi scelse e di chi non lo poté fare.
La parola "scelta" è associata alla Biblioteca Pietro Thouar.