Resistenze

Le molteplici forme di Resistenza, quella armata e quella disarmata.
Come si sopravvive in un regime di occupazione?

Resistenze, perché tante furono le forme, non solo quella armata, ma anche quella senz'armi, di chi si oppose alle direttive della Repubblica Sociale Italiana e protesse chi veniva perseguitato: i renitenti alla leva, gli ebrei, gli antifascisti.

Vi furono poi coloro che pubblicarono giornali e manifesti o fecero nascere radio clandestine: strumenti strategici per rovesciare il regime, incitare alla lotta contro il fascismo per battere l'occupante nazista.

Fogli clandestini e onde radio diffusero speranza, arrivarono nelle fabbriche, negli androni dei palazzi, sui muri della città. Nonostante la pena di morte che il comando tedesco a Firenze proclamò il 15 settembre 1943 per chi diffondeva e stampava manifesti, la stampa clandestina contribuì a formare uno spirito di unità e di lotta, svelando al tempo stesso la pluralità dei diversi partiti antifascisti. La stampa clandestina era anche l'unica voce di dissenso al regime fascista che aveva il controllo di tutti i quotidiani.

Il primo manifesto, diffuso a Firenze dal Partito Comunista, s'intitolò “Resistere all'invasore” e fu stampato in 20.000 copie nella tipografia di Bindo Maccanti nella zona di Rifredi. Nove squadre di partigiani lo affissero in città sfidando il coprifuoco e arrivando perfino in Prefettura. I fogli clandestini erano: L'Azione comunista, La Libertà, L'Opinione, L'Unità, Il Popolo, L'Avanti, Il Combattente, La difesa della donna (poi Noi Donne), Il fronte della gioventù, La nostra lotta. Ogni forza politica della Resistenza dedicò, per quanto e come poté, i suoi uomini e le sue donne all'attività della stampa.

Ne “L'Azione comunista” troviamo la cronaca, quartiere per quartiere, delle azioni delle Squadre di Azione Patriottica, dei Gruppi di Azione Patriottica, dell'attività nelle fabbriche, delle azioni partigiane in montagna, con le notizie prima delle bande e poi delle brigate e infine della Divisione “Arno”. 

Le notizie viaggiarono poi sulle onde di Radio Co.Ra., l'emittente clandestina del Partito d'Azione, il collegamento diretto con l'VIII Armata britannica, strumento fondamentale per trasmettere agli Alleati le notizie sulle posizioni e gli spostamenti delle truppe naziste, un pericolo da eliminare. Per questo i suoi componenti, il 7 giugno 1944, furono arrestati, torturati a Villa Triste in via Bolognese e quasi tutti uccisi. Di Enrico Bocci, il capo, non fu mai ritrovato il cadavere. Una radio, che Gilda Larocca, la “Gildissima”, spostava più volte al giorno da un rifugio all'altro, con una finta borsa della spesa. 

Un cammino e un movimento anche quello dei 650.000 Internati Militari Italiani (IMI), soldati e ufficiali del Regio esercito, che dopo l'8 settembre 1943 rifiutarono di proseguire il conflitto a fianco dei nazisti e successivamente, in grande maggioranza, di imbracciare il fucile per l'esercito della Repubblica Sociale Italiana e per questo vissero la prigionia, l'agonia dei campi di concentramento e ogni genere d'umiliazione, martoriati nel fisico e nello spirito, anche quella, nel dopoguerra, di non vedere riconosciuta e degna la loro forma di Resistenza. La loro fu una Resistenza senz'armi e grazie alla loro scelta l'Italia fascista e il suo alleato nazista furono privati di un esercito di 650.000 fucili.

Le Memorie di Resistenza fiorentina danno voce e volto a tutte le forme di Resistenza anche a quella senz'armi.

La parola "resistenze" è associata alla Biblioteca delle Oblate.

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