Enzo Failli

Le Squadre di Azione Patriottica, i bombardamenti sulla stazione di Campo di Marte, le vittime civili, l'impegno nel dopoguerra

Enzo Failli nasce a Firenze il 1 ottobre 1913 in una famiglia agiata di commercianti che abita in via dei Benci 45. Il negozio di alimentari di proprietà della famiglia è in via de' Neri 13 e il magazzino in via dell'Oriuolo 14. Enzo è il terzo di quattro fratelli.

Il padre, Amedeo, è stato tenente durante la Prima guerra mondiale, la madre si chiama Giannina Sani. 

Non è una famiglia devota al regime fascista, ma nemmeno politicizzata. Enzo è uno spirito ribelle, non sopporta i premilitari a cui il regime lo costringe e i “sabati fascisti”, dedicati alle esercitazioni ginniche e paramilitari, non fanno per lui.

Balilla, avanguardisti e infine militari, i giovani ricevono dal regime una formazione militare: suddito e soldato sono elementi inscindibili per lo Stato fascista, tutti i maschi devono essere in grado di difendere la Patria.

Enzo è un atleta, ama il nuoto e la pallanuoto. Richiamato militare, lo svolge nel battaglione sportivo di stanza a Roma. Il reparto poi è sciolto ma Enzo continua la vita di caserma e tra i soldati fa passare un quaderno su cui ha trascritto “Salario, prezzo e profitto” di Karl Marx.

Due suoi fratelli sono inviati al fronte in Africa: Mario è fatto prigioniero dalle truppe inglesi e inviato in India, Enzo, ormai caporale, è inviato in Albania a bonificare le terre intorno al fiume Shkumbini. L'Albania, occupata militarmente dal regime con la guerra del 1939, è un protettorato italiano e il re Vittorio Emanuele III è anche re d'Albania. Agli inizi del 1943 rientra in Italia e sposa Lina Marsili che ha le sue stesse idee antifasciste.

Enzo comincia ad intrecciare rapporti con elementi dell'antifascismo fiorentino.

Il 25 settembre 1943, giorno del primo bombardamento alleato su Firenze (ne seguiranno altri sei: 18 gennaio, 8 febbraio, 11 marzo, 23 marzo, 1° e 2 maggio 1944), segna la vita di entrambi. L’obiettivo del bombardamento è lo snodo ferroviario di Campo di Marte da dove passano i convogli tedeschi che riforniscono le truppe al fronte.

Sabato 25 settembre è una giornata senza sole, calda e afosa.

Alle 11.25 l'allarme: sei suoni di sirena di 15 secondi, intervallati ognuno da un silenzio di 15 secondi. Gli aerei arrivano dopo appena cinque minuti: uno stormo di trentasei bombardieri inglesi Vickers Wellington, ognuno dei quali può portare fino a 2.000 chilogrammi di esplosivo, partiti dalle loro basi in Africa, sbuca da Monte Morello e piomba sulla città sorprendendo i fiorentini che sono a lavoro o in corsa verso i rifugi.

Dopo il bombardamento, lo scalo ferroviario di Campo di Marte è incredibilmente intatto mentre tutta la zona intorno è distrutta. Una squadriglia di bombardieri punta poi anche al centro della città. Sono colpite via Cavour, via La Marmora, via Pier Capponi e il giardino dell'Orticoltura all'angolo con via Bolognese. Dopo il passaggio dei bombardieri intervengono i Vigili del Fuoco, la Misericordia, la Fratellanza.

La visione è terribile: una nebbia di polvere, fiamme, odore acre di cordite, edifici polverizzati, tubature dell'acqua e del gas danneggiate, strade impraticabili, linee elettriche e telefoniche devastate e sul terreno crateri larghi e profondi. Si scava a mani nude tra le macerie per recuperare le persone anche se a volte è impossibile arrivarci, perché intorno ci sono edifici che sono sul punto di crollare. Così le persone muoiono sepolte vive.

Il Meyer, l'ospedale pediatrico, è investito dallo spostamento d'aria. I bambini sono terrorizzati, i medici cercano di soccorrere i primi feriti. Le scuole funzionano da ricovero per i feriti meno gravi e per le salme. Alla scuola Giotto ne sono composte 27, all'ospedale di Santa Maria Nuova 42, al Romito, nell'asilo mortuario, 42. Infermieri, militi dell'Unione Nazionale Protezione Antiaerea (UNPA), fanno di tutto per salvare più persone possibile. Muoiono intere famiglie.

I morti del bombardamento del 25 settembre sono 215, centinaia i feriti. In via Luca Landucci, dove vive la famiglia Failli, nel momento del bombardamento una signora scende le scale, la casa è colpita, solo una rampa di scale rimane in piedi, aggrappata per miracolo ad un muro portante dell'edificio. La signora, terrorizzata, rimane immobile sui gradini pericolanti fino a che il figlio non arriva a salvarla.

La casa di famiglia crolla sotto le bombe e muoiono i cognati di Enzo: Ida Marsili e Leombruno Orsini. Si salva solo Isabella, la loro figlia di appena tre anni. Leombruno muore immediatamente, Isabella con la “sabbia” negli occhi e la polvere dei calcinacci non riesce a respirare, la mamma Ida, sotto le macerie, chiama Leombruno ormai morto e col proprio corpo crea un incavo proteggendo la bambina. Quando arrivano i soccorsi, Ida saluta con la mano la piccola Isabella ma poco dopo Enzo vede passargli davanti una lettiga coperta da un telo, da cui spuntano i capelli biondi della cognata. Enzo e la moglie Lina affiliano Isabella nella propria famiglia anche se non possono adottarla perché la differenza d'età tra Enzo e lei è troppo poca. Venti giorni dopo nasce Ida, la figlia di Enzo e Lina.

Dopo l'8 settembre 1943 entra nella Resistenza affiancato dalla moglie che porta messaggi e nasconde armi. Enzo partecipa alla battaglia per la liberazione di Firenze ed è inquadrato nelle Squadre di Azione Patriottica (SAP) III zona PC, Partito Comunista.

Il 7 settembre 1944, alla Fortezza da Basso, il Governo militare Alleato in una cerimonia solenne presieduta dal generale Edgar Erskine Hume, capo del governo della V armata, smobilita le formazioni militari del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN).

I partigiani fiorentini consegnano le loro armi e ricevono un diploma di riconoscimento firmato dal generale Harold Alexander per aver liberato la città. Inizia la fase della ricostruzione ed Enzo è smobilitato con il grado di sottotenente.

Enzo abita in via degli Alfani 48, mantiene la sua fede antifascista, riprende il lavoro di commerciante e coltiva la sua passione per il nuoto. Convinto che lo sport debba essere patrimonio di tutte le classi sociali, non solo di pochi privilegiati, fonda la Società Delfino nuoto, la cui sede è accanto a quella della Rari Nantes sul lungarno Ferrucci.

È allenatore di pallanuoto e la sua squadra, nel 1959, è promossa dalla serie C alla serie B. È impegnato nell'Unione Italiana Sport Popolare (UISP), a diffondere la cultura e la pratica dello sport in Toscana e in Italia. Muore a Firenze il 22 giugno 1969.

  • ​​Scheda di Enzo Failli in Alberto, Alidori "Liberare Firenze per liberare l'Italia: chi erano i partigiani. Memorie 1943-1945", a cura di Luca Giannelli, Scramasax, 2022
  • Orazio Barbieri, "Guerra e resistenza nei servizi sanitari a Firenze", Vangelista, 1993
  • Ugo Cappelletti, "Firenze in guerra", Edizioni del Palazzo, 1984
  • Giovanni Frullini, "Firenze est per la libertà", Comune di Firenze, 1994
  • "1944. La liberazione di Firenze. Partigiani e soldati alleati. Un viaggio nella memoria di oggi. Schede di lavoro", a cura di Franco Quercioli, CD&V, 2021

Cronache del bombardamento su Firenze il 25 settembre 1943 
È sabato, gli Alleati bombardano con trentasei aerei. La zona maggiormente colpita è Campo di Marte 

Alcuni degli apparecchi incursori si sono spostati verso il centro della città e così sono andati distrutti luoghi sacri e case di abitazione. Il cimitero della Misericordia e quello degli Inglesi hanno avuto monumenti e loculi crollati: l'ospedalino Meyer è stato distrutto, mentre i bambini ricoverati sono stati miracolosamente tratti in salvo. Una bomba è caduta tra Via Cavour e Via La Marmora; altre ne sono esplose in piazza Cavour, in Borgo Pinti, nella zona di Rifredi e presso il Campo di Marte. In queste due ultime località si lamentano i danni maggiori. Colpiti risultano pure gli stabilimenti tipografici Vallecchi e l'ingresso principale del grande Stadio comunale. Il servizio telefonico, che era rimasto interrotto, è stato riattivato poche ore dopo l'incursione; le linee tranviarie sono parzialmente paralizzate. L'organizzazione di soccorso alle vittime ha preso immediatamente a funzionare; purtroppo alcune diecine di cadaveri sono già state estratte dalle macerie, mentre i feriti superano già il centinaio. 
Lettura tratta dall'articolo “Firenze bombardata da velivoli americani” pubblicato sul quotidiano “Il Corriere della sera” del 28 settembre 1943


Il bombardamento del 2 maggio 1944
Memorie di ferrovieri dell'Officina ferroviaria di Firenze a Porta al Prato

Quel giorno lì quando vidi venire le bombe, c'era il monumento lì, all'ingresso delle Cascine, ecco, io mi trovavo lì. Vidi gli apparecchi venire dalla parte di Monte Uliveto verso l'officina e mi ricordo che ci si buttò in terra e dopo questa passata si ripartì verso il ponte alla Vittoria. Se non c'era quelle passerelle sul fosso Macinante era un macello. Se si doveva scappare venendo all'ingresso ci ammazzavano tutti, perché il due di maggio, lì stracciarono ogni cosa. Presero in pieno il carro traversatore del reparto carrozze, poi si spostarono sull'altro traversatore, quello nuovo grande, e arrivarono fino al reparto falegnami, che rimase in piedi, come la fonderia lì accanto.
Io non rientrai nemmeno a prendere i vestiti. Stavo in Via dello Steccuto a Rifredi, e mi incamminai a piedi perchè praticamente quel giorno lì, bombardarono Rifredi, Porta al Prato e Campo di Marte. Mi venne il pensiero di casa, perché ci avevo la mamma e la nonna che non scappavano quasi mai. Quel giorno si trovavano sotto la chiesa della Madonnina del Grappa, quando bombardarono ed una bomba cadde proprio verso via delle Panche e ci saltò la prima stanza della casa.
Lettura tratta dal libro di Marco Da Vela, “Ferrovieri in tuta blu”, pubblicato da Editori riuniti nel 1990

Cronache del bombardamento su Firenze il 25 settembre 1943 
File audio
Il bombardamento del 2 maggio 1944
File audio
Il partigiano Enzo Failli e il bombardamento del 25 settembre 1943

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