Violenze

Le "Ville Tristi", il terrore dell'occupazione, i torturatori nazifascisti

Nel settembre 1943 fu costituita la Repubblica Sociale Italiana (RSI), stato collaborazionista al servizio della Germania hitleriana.

I tedeschi arrivarono a Firenze l'11 settembre 1943. Le strutture della Repubblica Sociale servirono per gestire l’amministrazione del territorio sulla base degli interessi degli occupanti e per controllare, reprimere, arrestare, assassinare, schiacciare ogni forma di Resistenza, anche la minima con il sistema delle delazioni, della corruzione, del terrore, della tortura.

Uno degli uomini che a Firenze governò tutto ciò fu il maggiore Mario Carità, al comando di un reparto delle SS italiane. Dopo il 17 settembre 1943 nella 92° legione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) fu istituito l'Ufficio politico investigativo e Carità ne divenne il capo. Il nome divenne Reparto Servizi Speciali, noto come “Banda Carità”.

La banda operò ogni genere di sevizie e torture nelle note “ville Tristi”: la prima in via Benedetto Varchi 22 requisita alla famiglia dell'industriale ebreo Giorgio Forti, la seconda dal novembre 1943 villa Malatesta in via Ugo Foscolo, la terza dal dicembre 1943 a Villa Loria confiscata a una famiglia ebrea in via Bolognese 88, l'ultima e più nota in via Bolognese 67 oggi Largo Bruno Fanciullacci.

Decine di antifascisti e antifasciste finirono nella rete di Carità, tra gli altri, il partigiano comunista Bruno Fanciullacci, che si uccise per non parlare, sfinito dalle violenze, la partigiana Gilda Larocca, che tentò per ben due volte il suicidio, Anna Maria Enriques Agnoletti, torturata e tenuta sveglia per una settimana, fucilata poi a Cercina insieme al capitano Italo Piccagli di Radio Co.Ra., Ferdinando Pretini “Penna”, torturato al punto da rimanere invalido per tutta la vita, l'avvocato Enrico Bocci, capo di Radio Co.Ra, torturato allo stremo tanto che non ne fu mai ritrovato il cadavere.

La banda fu composta da decine di uomini, con squadre speciali, come la “Perotto”, detta "squadra della labbrata", la “Manente”, detta "squadra degli assassini", che operò con le SS. La tortura non fu un caso ma uno strumento di una macchina organizzata e sistematica. Fu calcolata, non una reazione. Omicidi e sevizie segnarono per sempre nel fisico e nell'animo chi riuscì a sopravvivere.

A Cercina, il 12 giugno 1944, fu fucilato anche uno sconosciuto partigiano cecoslovacco, torturato a Villa Triste, dove, sul muro di una delle celle aveva scritto il suo nome e indirizzo, cancellati dai proprietari del palazzo nel dopoguerra con una rapida imbiancatura.

Il 28 luglio 1951 si concluse a Lucca il processo contro la Banda Carità, molti furono condannati a pene detentive ma poi beneficiarono di amnistie e sconti pena. Gli ultimi condannati furono liberati a metà degli anni Cinquanta.

Piero Calamandrei nella sua arringa finale al processo disse: “Nel giudicare questi vivi, non dimenticate questi morti: non dimenticate questa folla di ombre, invisibili ma presenti, che si affollano qui in quest'aula, ad attendere il vostro giudizio.”

"Io non sono che una piccola cosa, e il mio nome sarà presto dimenticato, ma l'idea, la vita e l'ispirazione che mi pervasero continueranno a vivere. Li incontrerai ovunque, sugli alberi in primavera, negli uomini sul tuo cammino, in un breve e dolce sorriso. Incontrerai ciò che ebbe valore per me, l'amerai e non mi dimenticherai..." (Lucia Tumiati Barbieri, "Enrico Bocci. Una vita per la libertà", Giuntina, 2006, p. 156)

Le Memorie di Resistenza fiorentina ascoltano la voce di chi è stato torturato.

La parola "violenze" è associata alla Biblioteca Orticoltura.

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