La battaglia di Firenze, il suono della Martinella, il terrore
Insurrezione è l'insorgere, ha la stessa radice di sorgente, come il sole che si leva per un nuovo giorno. Insurrezione è un movimento collettivo di ribellione, una sollevazione popolare armata contro i poteri dello stato.
A Firenze fu l’11 agosto 1944, organizzata e decisa dal Comitato Toscano di Liberazione Nazionale (CTLN) d’intesa con gli Alleati.
Il segnale fu il suono di una campana, la Martinella di Palazzo Vecchio, e lo sventolio del tricolore sulla torre d'Arnolfo. Quella fu l’ora di sollevarsi contro tedeschi e fascisti dopo anni di sofferenze e disastri. I partigiani, che pochi giorni prima avevano perduto il loro comandante Aligi Barducci “Potente”, ebbero finalmente l’ordine di attraversare l’Arno. Dopo il suono della campana, gli uomini del CTLN, organo delle forze politiche della Resistenza, da giorni rifugiati in un appartamento di via Condotta 8, si spostarono in Palazzo Medici Riccardi e assunsero tutti i poteri. Lì si spostò anche il Comando militare del CTLN, alla cui guida c'erano il colonnello Nello Niccoli “Sandri” del Partito d'Azione e il Commissario politico Luigi Gaiani “Aldo” del Partito Comunista.
Il CTLN diramò il manifesto con cui assumeva i poteri e invitava i fiorentini a conquistarsi “il diritto di essere un popolo libero combattendo e cadendo per la libertà”, perché la libertà non fosse un dono ma una conquista. Dette poi il via alla Commissione stampa, di cui faceva parte Carlo Levi, di pubblicare il primo numero de “La Nazione del Popolo”, giornale antifascista co-diretto dai rappresentanti di tutti i partiti del CTLN, e nominò la Giunta di Liberazione del Comune con alla testa il socialista Gaetano Pieraccini, primo Sindaco della Firenze liberata.
Gli Alleati, già presenti in Oltrarno, si ritrovarono così una classe dirigente nuova alla guida della città. Per la prima volta la Resistenza si era data un governo. Mai, fino ad allora nella campagna d'Italia, le forze antifasciste lo avevano fatto, erano sempre stati gli Alleati a nominare i governi dei territori liberati. L'insurrezione di Firenze fu un atto politico strategico per l'intero movimento di Resistenza, perché mutò l'atteggiamento degli Alleati verso gli italiani.
Ma Firenze non fu completamente libera l'11 agosto 1944, anzi. I tedeschi nella notte tra il 10 e l'11 agosto si erano ritirati oltre il Mugnone, la Kanal linien, ma tenevano sotto scacco intere parti della città con i carri armati Tiger e i mortai. I franchi tiratori fascisti, disseminati per la città e nascosti nelle case, sparavano sui civili.
La “battaglia di Firenze”, affidata dagli Alleati ai partigiani, fu drammatica e colma di violenze e morti tra civili e partigiani ed è complicato dare un numero esatto dei morti, perché non tutto fu registrato oppure verificato, alcune fonti si azzardano nello stabilire un numero superiore a 1500. Drammatica fu la battaglia delle partigiane e dei partigiani delle squadre cittadine comuniste, azioniste, liberali, socialiste, democristiane e quella delle brigate, i cui nomi sono ormai nella storia di Firenze: “Lanciotto”, “Sinigaglia”, “Caiani”, “Fanciullacci”, “Buozzi”, “Rosselli”.
La fine fu il 1° settembre 1944, quando, con la liberazione di Fiesole, l'intero territorio fiorentino fu liberato. Quella fu l'alba di una nuova era.
Alle elezioni amministrative del 1946 Mario Fabiani, comunista e partigiano, fu il primo Sindaco eletto.
Le Memorie di Resistenza fiorentina rivivono quei giorni di libertà e dolore.
La parola "insurrezione" è associata alla Biblioteca Mario Luzi.